I quattro amici non sapevano che pesci pigliare. Passata la
paura, adesso dovevano ingegnarsi per trovare un soluzione al problema di
Pantagruel. Ovviamene non esisteva nessuna antropofagia coatta, né tantomeno la
cura. Pensa e ripensa Franco, tutto bavoso e con i capelli perfettamente
pettinati all’indietro per via delle gran leccate di Pantagruel, ebbe
un’illuminazione: “amichi!” esclamò, “ve arricordate de grande magocuoco
Giacomo? Noi salvato di lui vita durante
grande alluvionamento di Valacchia, sì? Forse lui può aiutare noi.” Detto,
fatto. Gli zingari si misero in marcia, entusiasti di poter rivedere l’amico
Giacomo dopo tanto tempo. Percorsero
mille leghe, centomila verste e trentotto centimetri per giungere fino alla sua
casa. Un placido, candido fumo usciva dal comignolo, mentre un profumo caldo e
avvolgente circondava la vallata tutt’intorno. Davanti agli occhi degli zingari
si presentò uno spettacolo stupefacente, da ogni direzione provenivano
viandanti guidati dal proprio olfatto: poveri pastori, ricchi mercanti con
carovane piene di merci preziose, duchi, baroni, re preceduti da sfolgoranti
drappelli, orde di mori ed eserciti crociati i quali si erano fronteggiati fino
a un attimo prima. Tutta questa moltitudine di genti si accomodò rumorosa a un
enorme tavolone, esteso fino a perdita d’occhio. I pezzenti sedettero accanto
ai Signori, i maomettani vicino ai rabbini, le lavandaie e le principesse in
mezzo ai soldati. E mangiarono, e bevvero: piatti e bevande provenienti da
tutto il mondo, in modo che gli uomini potessero finalmente capire e apprezzare
le usanze e le culture altrui. Alla fine del pranzo, scene mai viste! Alcuni
pastori se ne andarono indossando vesti di seta pregiata regalate loro dai
mercanti, guerrieri di eserciti opposti ridevano e fraternizzavano fra loro
chiedendosi chi gliel’avesse fatto fare di ammazzarsi l’un l’altro, mentre i re
offrivano le loro carrozze agli zoppi accontentandosi degli asini.
Gli zingari erano stupefatti e ancor più convinti di essere
venuti nel posto giusto per aiutare Pantagruel. Li accolse un caldo abbraccio
dell’amico: “che gioia rivedervi, giramondo! Qual buon vento vi ha portato fino
a qui?” Dopo molti abbracci e sorrisi sinceri i quattro spiegarono la
situazione a Giacomo, il quale ascoltò con grande attenzione e dopo alcuni
minuti di silenziosa riflessione disse: “non esiste nessuna ricetta che possa
tramutare un carnivoro in un vegetariano, amici.” La delusione cominciò ad
affiorare sul volto degli zingari, ma Giacomo continuò: “tuttavia… Un grande
cibo porta sempre con sé una storia fantastica, non è vero?” I quattro si
guardarono l’un l’altro, poi cercarono Giacomo, ma non lo videro più. Sentirono
un suono metallico, come di pentole riposte una sopra l’altra. Andarono verso
il suono e trovarono Giacomo, il quale stava trasferendo i suoi meravigliosi
attrezzi da cucina su un carro: “forza amici, è già tempo di partire. Portatemi
da Pantagruel e insieme lo guariremo”.