domenica 29 giugno 2014

LA RIBOLLITA INCANTATA: TERZO CAPITOLO




I quattro amici non sapevano che pesci pigliare. Passata la paura, adesso dovevano ingegnarsi per trovare un soluzione al problema di Pantagruel. Ovviamene non esisteva nessuna antropofagia coatta, né tantomeno la cura. Pensa e ripensa Franco, tutto bavoso e con i capelli perfettamente pettinati all’indietro per via delle gran leccate di Pantagruel, ebbe un’illuminazione: “amichi!” esclamò, “ve arricordate de grande magocuoco Giacomo?  Noi salvato di lui vita durante grande alluvionamento di Valacchia, sì? Forse lui può aiutare noi.” Detto, fatto. Gli zingari si misero in marcia, entusiasti di poter rivedere l’amico Giacomo dopo tanto tempo.  Percorsero mille leghe, centomila verste e trentotto centimetri per giungere fino alla sua casa. Un placido, candido fumo usciva dal comignolo, mentre un profumo caldo e avvolgente circondava la vallata tutt’intorno. Davanti agli occhi degli zingari si presentò uno spettacolo stupefacente, da ogni direzione provenivano viandanti guidati dal proprio olfatto: poveri pastori, ricchi mercanti con carovane piene di merci preziose, duchi, baroni, re preceduti da sfolgoranti drappelli, orde di mori ed eserciti crociati i quali si erano fronteggiati fino a un attimo prima. Tutta questa moltitudine di genti si accomodò rumorosa a un enorme tavolone, esteso fino a perdita d’occhio. I pezzenti sedettero accanto ai Signori, i maomettani vicino ai rabbini, le lavandaie e le principesse in mezzo ai soldati. E mangiarono, e bevvero: piatti e bevande provenienti da tutto il mondo, in modo che gli uomini potessero finalmente capire e apprezzare le usanze e le culture altrui. Alla fine del pranzo, scene mai viste! Alcuni pastori se ne andarono indossando vesti di seta pregiata regalate loro dai mercanti, guerrieri di eserciti opposti ridevano e fraternizzavano fra loro chiedendosi chi gliel’avesse fatto fare di ammazzarsi l’un l’altro, mentre i re offrivano le loro carrozze agli zoppi accontentandosi degli asini.

Gli zingari erano stupefatti e ancor più convinti di essere venuti nel posto giusto per aiutare Pantagruel. Li accolse un caldo abbraccio dell’amico: “che gioia rivedervi, giramondo! Qual buon vento vi ha portato fino a qui?” Dopo molti abbracci e sorrisi sinceri i quattro spiegarono la situazione a Giacomo, il quale ascoltò con grande attenzione e dopo alcuni minuti di silenziosa riflessione disse: “non esiste nessuna ricetta che possa tramutare un carnivoro in un vegetariano, amici.” La delusione cominciò ad affiorare sul volto degli zingari, ma Giacomo continuò: “tuttavia… Un grande cibo porta sempre con sé una storia fantastica, non è vero?” I quattro si guardarono l’un l’altro, poi cercarono Giacomo, ma non lo videro più. Sentirono un suono metallico, come di pentole riposte una sopra l’altra. Andarono verso il suono e trovarono Giacomo, il quale stava trasferendo i suoi meravigliosi attrezzi da cucina su un carro: “forza amici, è già tempo di partire. Portatemi da Pantagruel e insieme lo guariremo”.              

lunedì 23 giugno 2014

LA RIBOLLITA INCANTATA: SECONDO CAPITOLO




"Nelle mani predìco il futuro,

l’amor, la fortuna, la vita se dura,

fidatevi di me, il veggente Shesmek.


Son scaltro, son svelto,

rubo i cuori alle donne,

Shesbek, vien’ da me! Non fan che gridar.



Poi arrivo io,

cavalcando un pallone, so ottanta birilli

in ciel far rotear,

son asso acrobatico, A-la-me-lek!


Franco è nome di me,

de un lontano Paese

racconto le istorie

a  mea gente zigana

o chi vuole ascoltar”

Ilari e  fanfaroni come sempre, i quattro viandanti guidati dalla Stella degli Zingari vennero a trovarsi nelle  campagne di Cettardo. Una storia mai sentita, un’altra esibizione, un nuovo Amore o un destino ballerino: il propulsore a moto perpetuo del loro vagabondare.  Di avventure ne avevano già vissute a bizzeffe, ma non sapevano ancora che questa sarebbe stata la più incredibile e imprevedibile della loro carriera zingaresca.

Improvvisamente uno sfrascare convulso li colse di sorpresa, ma era già troppo tardi: “Buaaaahh!” l’enorme, orripilante bestia molliccia sembrava frignare, mentre con un balzo deciso e incredibilmente agile si avventò su Franco, brandendolo con i suoi enormi braccioni e annusandolo come fosse un tartufo. “Mmmm, zingarone esotico… tremendamente irresistibile, nuovo sapore!” e poi ancora in preda a singhiozzi disperati: “scusa, amico mio giramondo, ma devo mangiarti perché sento addosso a te il sapore di mille e mille spezie provenienti dai Paesi più lontani…”

Ecco allora palesarsi l’istinto di sopravvivenza di Franco, uomo avvezzo alle difficoltà e dotato di un’intelligenza straordinaria: “tu no mangia me, amico mio gigantoso. Io ha cura per tu! Salva mea vita, i solverò tuo problemo.” Gli amici, vedendo l’enorme gigante parecchio dubbioso, rincararono la dose: “sì, amico colosso. Sappiamo che non sei cattivo e soffri nel mangiare le persone, ma noi ti possiamo aiutare. Durante i nostri viaggi abbiamo imparato a curare qualsiasi male con la magia”.

“Ah, sì?”, biascicò Pantagruel mentre stava ciucciando Franco come un leccalecca, temendo di essere buggerato dai quattro volponi ma con una fiammella di speranza nascente nel cuoricione. “E come si chiamerebbe la mia malattia?” I tre amici si guardarono un po’ perplessi, non sapendo cosa rispondere, ma Shesmek fu lesto a prendere la parola: ”antropofagia coatta reversibile, Sir. Abbiamo curato pazienti come Lei nelle Americhe, in Indocina, nella Germania Orientale e perfino a Sassomarconi.” Tanto bastò affinché l’enorme cuore speranzoso di Pantagruel avesse la meglio sulla fame. Sputò Franco, cercò di pulirlo alla meglio dalla saliva e lo depositò accanto agli amici.

“Vi chiedo aiuto, amici. Tutti mi odiano, sono un reietto. Fate sì che io possa smettere di mangiare le persone e vi sarò grato per tutta la vita”. Dopo solenni promesse e abbracci i quattro amici si congedarono dal mostro, decisi ad aiutarlo, perché chi salva la vita a uno zingaro errante trova un amico per sempre.

Volete sapere come? Un po’ di pazienza…            

domenica 15 giugno 2014

LA RIBOLLITA INCANTATA: PRIMO CAPITOLO




Pantagruel aveva un corpo simile a un capitello, la testa un tutt’uno con il tronco. La sua pelle era liscia e rossicia come quella di un polipo, e soffriva. Amava i fiori, gli uccellini, le storie d’amore e d’avventura, gli uomini e il loro sapore. Sì, avete capito bene: era un mostro buono e gentile, nonostante il suo istinto gli imponesse di cibarsi soltanto di deliziosi e freschi contadini, golosi cacciatori dal forte sapore di selvaggina o magari di quei cavalieri così stuzzicanti, dei quali amava succhiare via il corpo dall’armatura come fossero una cozza succulenta.     
Come potrete immaginare, per questo motivo Pantagruel non era molto amato dagli abitanti della città di Cettardo. “Il mostro!”, gridavano impauriti i villici non appena usciva inesorabilmente affamato dalle frasche, con dei lacrimoni amari che gli scendevano giù dalle guancione carnose. “Mi scusi tanto, ma lei è buonissimo!”, riusciva a grugnire piangendo alle proprie vittime, giusto un attimo prima di papparsele.
A niente valevano i suoi sforzi per cercare di farsi accettare. Nonostante grazie  al suo animo nobile e sensibilissimo avesse scritto alcune bellissime poesie, le quali avevano impressionato persino il grande Scrittore cittadino, Messer Boccuccia, per poco una volta non rischiò di divorarsi egli stesso! L’insigne uomo di lettere si salvò solo grazie all’eroico e involontario sacrificio contemporaneo di tre falegnami, un capomastro, un messo comunale e un paio di pensionati che passavano di lì per caso; ma questa, ne converrete, è un’altra storia.
Infatti, tutto cambiò il giorno in cui Shemek, Shesbek, Alamelek e Franco, zingari erranti conclamati...

LA RIBOLLITA INCANTATA: IL PROLOGO




Vi raccontiamo una storia, se vi va. E’ accaduta veramente in un mondo e in un tempo inesistenti per noi comuni mortali, ma comunque verificata, veritiera e verissima. Fidatevi.

Si tratta della vicenda di Pantagruel, il buon mostro mangiauomini, di Shesmek, Shesbek, Alamelek e Franco, i quattro gitani furbi ed eroici che con la loro fantasia vissero le avventure più fantastiche del mondo e del magocuoco Giacomo, il quale grazie alla sua maestria riuscì a convertire l’antropofago al  vegetarianesimo. Se avrete la pazienza di leggere entrerete con loro in un mondo nuovo e strano, pieno di cose che sembrano quel che non sono, ma un po’ ci somigliano. Siete un po’ curiosi? Andate avanti e leggete fino al 12 di luglio, quando, in una notte magica di luna piena, nella suggestiva Tenuta di Sticciano a Certaldo, i nostri protagonisti diventeranno forse anche realtà…