domenica 15 giugno 2014

LA RIBOLLITA INCANTATA: PRIMO CAPITOLO




Pantagruel aveva un corpo simile a un capitello, la testa un tutt’uno con il tronco. La sua pelle era liscia e rossicia come quella di un polipo, e soffriva. Amava i fiori, gli uccellini, le storie d’amore e d’avventura, gli uomini e il loro sapore. Sì, avete capito bene: era un mostro buono e gentile, nonostante il suo istinto gli imponesse di cibarsi soltanto di deliziosi e freschi contadini, golosi cacciatori dal forte sapore di selvaggina o magari di quei cavalieri così stuzzicanti, dei quali amava succhiare via il corpo dall’armatura come fossero una cozza succulenta.     
Come potrete immaginare, per questo motivo Pantagruel non era molto amato dagli abitanti della città di Cettardo. “Il mostro!”, gridavano impauriti i villici non appena usciva inesorabilmente affamato dalle frasche, con dei lacrimoni amari che gli scendevano giù dalle guancione carnose. “Mi scusi tanto, ma lei è buonissimo!”, riusciva a grugnire piangendo alle proprie vittime, giusto un attimo prima di papparsele.
A niente valevano i suoi sforzi per cercare di farsi accettare. Nonostante grazie  al suo animo nobile e sensibilissimo avesse scritto alcune bellissime poesie, le quali avevano impressionato persino il grande Scrittore cittadino, Messer Boccuccia, per poco una volta non rischiò di divorarsi egli stesso! L’insigne uomo di lettere si salvò solo grazie all’eroico e involontario sacrificio contemporaneo di tre falegnami, un capomastro, un messo comunale e un paio di pensionati che passavano di lì per caso; ma questa, ne converrete, è un’altra storia.
Infatti, tutto cambiò il giorno in cui Shemek, Shesbek, Alamelek e Franco, zingari erranti conclamati...