lunedì 23 giugno 2014

LA RIBOLLITA INCANTATA: SECONDO CAPITOLO




"Nelle mani predìco il futuro,

l’amor, la fortuna, la vita se dura,

fidatevi di me, il veggente Shesmek.


Son scaltro, son svelto,

rubo i cuori alle donne,

Shesbek, vien’ da me! Non fan che gridar.



Poi arrivo io,

cavalcando un pallone, so ottanta birilli

in ciel far rotear,

son asso acrobatico, A-la-me-lek!


Franco è nome di me,

de un lontano Paese

racconto le istorie

a  mea gente zigana

o chi vuole ascoltar”

Ilari e  fanfaroni come sempre, i quattro viandanti guidati dalla Stella degli Zingari vennero a trovarsi nelle  campagne di Cettardo. Una storia mai sentita, un’altra esibizione, un nuovo Amore o un destino ballerino: il propulsore a moto perpetuo del loro vagabondare.  Di avventure ne avevano già vissute a bizzeffe, ma non sapevano ancora che questa sarebbe stata la più incredibile e imprevedibile della loro carriera zingaresca.

Improvvisamente uno sfrascare convulso li colse di sorpresa, ma era già troppo tardi: “Buaaaahh!” l’enorme, orripilante bestia molliccia sembrava frignare, mentre con un balzo deciso e incredibilmente agile si avventò su Franco, brandendolo con i suoi enormi braccioni e annusandolo come fosse un tartufo. “Mmmm, zingarone esotico… tremendamente irresistibile, nuovo sapore!” e poi ancora in preda a singhiozzi disperati: “scusa, amico mio giramondo, ma devo mangiarti perché sento addosso a te il sapore di mille e mille spezie provenienti dai Paesi più lontani…”

Ecco allora palesarsi l’istinto di sopravvivenza di Franco, uomo avvezzo alle difficoltà e dotato di un’intelligenza straordinaria: “tu no mangia me, amico mio gigantoso. Io ha cura per tu! Salva mea vita, i solverò tuo problemo.” Gli amici, vedendo l’enorme gigante parecchio dubbioso, rincararono la dose: “sì, amico colosso. Sappiamo che non sei cattivo e soffri nel mangiare le persone, ma noi ti possiamo aiutare. Durante i nostri viaggi abbiamo imparato a curare qualsiasi male con la magia”.

“Ah, sì?”, biascicò Pantagruel mentre stava ciucciando Franco come un leccalecca, temendo di essere buggerato dai quattro volponi ma con una fiammella di speranza nascente nel cuoricione. “E come si chiamerebbe la mia malattia?” I tre amici si guardarono un po’ perplessi, non sapendo cosa rispondere, ma Shesmek fu lesto a prendere la parola: ”antropofagia coatta reversibile, Sir. Abbiamo curato pazienti come Lei nelle Americhe, in Indocina, nella Germania Orientale e perfino a Sassomarconi.” Tanto bastò affinché l’enorme cuore speranzoso di Pantagruel avesse la meglio sulla fame. Sputò Franco, cercò di pulirlo alla meglio dalla saliva e lo depositò accanto agli amici.

“Vi chiedo aiuto, amici. Tutti mi odiano, sono un reietto. Fate sì che io possa smettere di mangiare le persone e vi sarò grato per tutta la vita”. Dopo solenni promesse e abbracci i quattro amici si congedarono dal mostro, decisi ad aiutarlo, perché chi salva la vita a uno zingaro errante trova un amico per sempre.

Volete sapere come? Un po’ di pazienza…